Per secoli il viaggio in Italia è stato nei sogni di molti, ovunque in Europa. La formazione culturale non poteva non concludersi che con il Grand Tour, un vero pellegrinaggio da ogni angolo dell’Europa alla scoperta del nostro straordinario patrimonio culturale e di una civiltà millenaria. Attuato già durante il Rinascimento, ebbe un successo strepitoso soprattutto nel Settecento. Alla fine del Seicento parlò del Grand Tour Richard Lassels nella sua guida Voyage of Italy e per tutto il Settecento il viaggio in Italia divenne una vera e propria mania fra le classi che se lo potevano permettere. Molti ...

giovani venivano in Italia per imparare a conoscere l’arte, la cultura, le testimonianze dell’antichità. Il giro turistico per le storiche città d’arte offrivaopportunità di conoscenza, studio, acquisti, anche se non mancavano le difficoltà, come le strade dissestate, e i pericoli, come il brigantaggio. Con intellettuali e ricchi borghesi venivano in Italia tanti studenti con l’obiettivo di apprendere antichi modelli. Nell’Ottocento un viaggio in Italia divenne una moda e un momento di formazione anche per le giovani di alto rango. Il Grand Tour era molto di più di un semplice viaggio turistico: era un periodo di straordinaria formazione a contatto con una storia e una cultura eccezionali. Ogni uomo di cultura europeo sognava di fare almeno un viaggio in Italia, per le testimonianze del passato classico greco e romano, per gli splendidi paesaggi bucolici, per le tante feste e gli innumerevoli spettacoli musicali e teatrali.

Roma era la meta principale, ma anche Napoli, Firenze, Venezia, Torino, Milano e la Sicilia ebbero un ruolo di primo piano. A Roma e nelle altre città d’arte erano attivi molti pittori, che realizzavano ritratti e vedute del nostro paesaggio; c’erano anche artisti stranieri che si proponevano anche come guide per i loro connazionali, come i soci dell’Accademia di Francia. Scrittori, artisti, uomini politici, ricchi borghesi, appassionati della cultura e dell’arte intrapresero il Grand Tour in Italia. Goethe lo fece fra il 1776 e il 1778, fuggendo da Weimar di nascosto e sotto falso nome, per godersi l’Italia, il Paese dei suoi desideri e della sua nostalgia, senza dover rendere conto a nessuno. Lunga è la lista dei viaggiatori stranieri in Italia, da Milton a Marvell, da Harvey, Jean-Pierre Houel, Charles Didier, Thomas Gray, Chateaubriand, Thomas Hobbes, Madame de Stael, George Sand. E molti hanno lasciato coinvolgenti diari di viaggio, come il già citato Richard Lassels, Philip Skippon, William Acton, John Evelyn,  John Raymond. Il coinvolgimento emotivo e l’entusiasmo dei viaggiatori è espresso, fra gli altri, dallo scrittore inglese Joseph Addison, che nel 1765 scriveva: "Non esiste sicuramente altro luogo al mondo in cui un uomo possa viaggiare con maggior piacere e beneficio dell'Italia...E’ la grande scuola della musica e della pittura, e in essa vi sono tutte le più nobili opere di scultura e di architettura, sia antiche che moderne”.

Nel mondo sempre più globalizzato rincorriamo modelli stranieri e dimentichiamo il nostro patrimonio e le opportunità che hanno segnato il prestigio internazionale dell’Italia nei secoli passati. Arte, cultura, bellezze naturali e turismo potrebbero offrire pure oggi straordinarie prospettive anche economiche. Mancano strategie globali di promozione all’estero dell’immagine del nostro Paese; prevalgono spesso autolesionismo e veti incrociati; squallide beghe politiche e di parte fanno dimenticare i grandi valori e la straordinaria ricchezza costruita e tramandata da chi ci ha lasciato una grande eredità che dovremmo custodire gelosamente per affidarla alle nuove generazioni. Una pagina splendida del nostro passato culturale è indubbiamente il Grand Tour. Un mito italiano che, con l'impegno di tutti, potrebbe tornare. (Felice d'Adamo)

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