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INCIPIT L'inizio di ...

Tristano

di Thomas Mann

(Germania 1875-1955)

Eccoci qui, al sanatorio “La Quiete”! Col suo lungo fabbricato principale e le ali contigue, si stende, bianco e rettilineo, in mezzo all’ampio giardino, che assai piacevolmente adornano grotte, pergolati e chioschetti rivestiti di corteggia d’albero; mentre dietro i tetti d’ardesia si ergono, imponenti, verso il cielo i monti verdi d’abeti e digradanti in piacevoli dirupi.

Ancora il dottor Leander dirige lo stabilimento: barba nera biforcuta, dura e riccia come il crine di cavallo di cui s’imbottiscono i mobili; lenti grosse, scintillanti; aspetto di uomo che la scienza ha raggelato, indurito e riempito di un calmo e indulgente pessimismo…

«Non avrò più fame»

Il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere dopo la guerra fu Via col vento. Molte si identificarono in una scena: Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, e siccome non mangia da giorni strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida: «Giuro che non ... - LEGGI TUTTO

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Francesco Petrarca dedica all’Italia il componimen- to CXXVIII del Canzoniere, Italia mia, benché 'l parlar sia indarno. La canzone viene composta probabilmente tra la fine del 1344 e ...

il 1345, mentre il poeta si trova a Parma e si svolge una guerra per la conquista della città tra Gonzaga e Visconti da una parte e Estensi, Scaligeri, Pepoli e Ordelaffi dall’altra. I due schieramenti opposti si avvalgono di truppe mercenarie straniere e questo fatto dà l’opportunità a Petrarca di stigmatizzare la lotta fratricida con una canzone a carattere politico che si pone sulla scia della tradizione di Guittone d’Arezzo e Dante Alighieri. Italia mia è la più nota delle poesie civili dedicate all’Italia ed è stata la più amata dai grandi scrittori, da Machiavelli a Leopardi. (F.d'A.)

 

ITALIA MIA

 

Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sí spesse veggio
piacemi almen che ' miei sospir' sian quali
spera 'l Tevero et l'Arno,
e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio.
Rettor del cielo, io cheggio
che la pietà che Ti condusse in terra
Ti volga al Tuo dilecto almo paese.
Vedi, Segnor cortese,
di che lievi cagion' che crudel guerra;
e i cor', che 'ndura et serra
Marte superbo et fero,
apri Tu, Padre, e 'ntenerisci et snoda;
ivi fa che 'l Tuo vero,
qual io mi sia, per la mia lingua s'oda.

Voi cui Fortuna à posto in mano il freno
de le belle contrade,
di che nulla pietà par che vi stringa,
che fan qui tante pellegrine spade?
perché 'l verde terreno
del barbarico sangue si depinga?
Vano error vi lusinga:
poco vedete, et parvi veder molto,
ché 'n cor venale amor cercate o fede.
Qual piú gente possede,
colui è piú da' suoi nemici avolto.
O diluvio raccolto
di che deserti strani
per inondar i nostri dolci campi!
Se da le proprie mani
questo n'avene, or chi fia che ne scampi?

Ben provide Natura al nostro stato,
quando de l'Alpi schermo
pose fra noi et la tedesca rabbia;
ma 'l desir cieco, e 'ncontr'al suo ben fermo,
s'è poi tanto ingegnato,
ch'al corpo sano à procurato scabbia.
Or dentro ad una gabbia
fiere selvagge et mansüete gregge
s'annidan sí che sempre il miglior geme:
et è questo del seme,
per piú dolor, del popol senza legge,
al qual, come si legge,
Mario aperse sí 'l fianco,
che memoria de l'opra ancho non langue,
quando assetato et stanco
non piú bevve del fiume acqua che sangue.

Cesare taccio che per ogni piaggia
fece l'erbe sanguigne
di lor vene, ove 'l nostro ferro mise.
Or par, non so per che stelle maligne,
che 'l cielo in odio n'aggia:
vostra mercé, cui tanto si commise.
Vostre voglie divise
guastan del mondo la piú bella parte.
Qual colpa, qual giudicio o qual destino
fastidire il vicino
povero, et le fortune afflicte et sparte
perseguire, e 'n disparte
cercar gente et gradire,
che sparga 'l sangue et venda l'alma a prezzo?
Io parlo per ver dire,
non per odio d'altrui, né per disprezzo.

Né v'accorgete anchor per tante prove
del bavarico inganno
ch'alzando il dito colla morte scherza?
Peggio è lo strazio, al mio parer, che 'l danno;
ma 'l vostro sangue piove
piú largamente, ch'altr'ira vi sferza.
Da la matina a terza
di voi pensate, et vederete come
tien caro altrui che tien sé cosí vile.
Latin sangue gentile,
sgombra da te queste dannose some;
non far idolo un nome
vano senza soggetto:
ché 'l furor de lassú, gente ritrosa,
vincerne d'intellecto,
peccato è nostro, et non natural cosa.

Non è questo 'l terren ch'i' toccai pria?
Non è questo il mio nido
ove nudrito fui sí dolcemente?
Non è questa la patria in ch'io mi fido,
madre benigna et pia,
che copre l'un et l'altro mio parente?
Perdio, questo la mente
talor vi mova, et con pietà guardate
le lagrime del popol doloroso,
che sol da voi riposo
dopo Dio spera; et pur che voi mostriate
segno alcun di pietate,
vertú contra furore
prenderà l'arme, et fia 'l combatter corto:
ché l'antiquo valore
ne gli italici cor' non è anchor morto.

Signor', mirate come 'l tempo vola,
et sí come la vita
fugge, et la morte n'è sovra le spalle.
Voi siete or qui; pensate a la partita:
ché l'alma ignuda et sola
conven ch'arrive a quel dubbioso calle.
Al passar questa valle
piacciavi porre giú l'odio et lo sdegno,
vènti contrari a la vita serena;
et quel che 'n altrui pena
tempo si spende, in qualche acto piú degno
o di mano o d'ingegno,
in qualche bella lode,
in qualche honesto studio si converta:
cosí qua giú si gode,
et la strada del ciel si trova aperta.

Canzone, io t'ammonisco
che tua ragion cortesemente dica,
perché fra gente altera ir ti convene,
et le voglie son piene
già de l'usanza pessima et antica,
del ver sempre nemica.
Proverai tua ventura
fra' magnanimi pochi a chi 'l ben piace.
Di' lor: - Chi m'assicura?
I' vo gridando: Pace, pace, pace.

 

ITALIA MIA - PARAFRASI

 

Italia mia, benché le parole siano inutili alle ferite mortali che vedo così numerose nel tuo bel corpo, voglio comunque che i miei lamenti siano quelli che sperano le popolazioni che vivono sul Tevere, sull'Arno e sul Po, dove ora risiedo addolorato e triste. Signore del cielo, io chiedo che l'amore per gli uomini che Ti fece scendere sulla terra Ti induca a rivolgerti al tuo paese amato e sacro. Vedi, Signore gentile, per quali lievi cause che guerra crudele; e Tu, Padre, apri, addolcisci e libera i cuori che Marte superbo crudele indurisce e incatena; fa' che lì, in quei cuori, si ascolti la verità dalla mia lingua, per inadeguato che io sia.

Voi, Signori d'Italia, ai quali la Fortuna ha dato il governo sulle belle regioni d'Italia, per le quali sembra non proviate nessun senso di compassione, che fanno qui tante milizie straniere? affinché il verde terreno d'Italia si colori del sangue dei barbari? Vi seduce uno inutile inganno: vedete poco e credete di veder molto, perché cercate amore o fedeltà in un cuore venale. Chi ha maggior quantità di queste milizie, quello è circondato da più nemici. O alluvione riunita da quali selvaggi paesi stranieri per inondare le nostre care campagne! Se questo ce lo procuriamo con le nostre mani, a questo punto chi sarà che ci possa salvare?

Natura provvide opportunamente alla nostra sicurezza, quando mise fra noi e la rabbia tedesca la difesa delle Alpi; ma la cupidigia cieca e ostinata contro il proprio bene s'è ingegnato tanto che ha fatto ammalare il corpo sano. Ora dentro una stessa nazione, fiere crudeli (come i Tedeschi) e greggi mansuete (come gli Italiani) convivono in modo che il miglior soffre; e, per nostro maggiore dolore, questo popolo straniero è della stirpe di quella gente incivile, che Mario sconfisse in modo tale che non è ancora venuto meno il ricordo di quell'impresa, quando stanco e assetato, volendo bere, s'accorse che nel fiume scorreva non acqua ma sangue.

Trascuro di citare Cesare che, dove giunse con le nostre armi, in ogni luogo insanguinò l'erba con il loro sangue. Ora sembra, non so per quale congiunzione astrale ostile, che il cielo ci odi: questo grazie a voi, a quali è stato affidato un compito tanto grande. Le vostre divisioni rovinano la più bella parte del mondo. Per quale colpa umana, per quale condanna divina o quale fatalità danneggiare il povero vicino e cercare di impadronirsi dei beni devastati e dispersi, e cercare gente fuori d'Italia ed esser soddisfatti che sparga il proprio sangue e che venda per soldi la propria vita? Io parlo per dire la verità non per partito preso per inimicizia verso qualcuno.

E non vi siete ancora accorti, dopo tante esperienze, dell'inganno di questi mercenari tedeschi, che scherzano con la morte alzando il dito in segno di resa? La beffa è peggio del danno, secondo me; ma il vostro sangue si sparge più abbondantemente perché siete stimolati da un odio ben diverso. Pensate per un breve tempo alla vostra condizione e capirete come può aver caro un altro chi stima se stesso così spregevole. Nobile stirpe latina, allontana da te il peso di queste milizie dannose: non sopravvalutare una fama vuota, senza sostanza: perché è colpa nostra, non un fatto naturale che la violenza cieca di questi popoli nordici, gente restia alla civiltà, ci vinca di intelligenza.

Non è questo il terreno che ho toccato nascendo? Non è questo la culla nella quale fui allevato così affettuosamente? Non è questa la patria in cui mi fido, madre benevola e devota, nella quale sono sepolti i miei genitori? Perdio, questo solleciti talora il vostro animo, e guardate con pietà i patimenti del popolo sofferente che. dopo Dio, aspetta solo da voi la tranquillità; e solo che voi mostriate qualche segno di compassione, il valore prenderà l'armi contro la furia cieca e la lotta sarà breve: perché il valore antico non è ancora morto nei cuori italiani.

Signori, considerate come il tempo passa velocemente, e come la vita fugge, e la morte è già alle nostre spalle. Ora voi siete qui sulla terra; pensate a quando la lascerete; perché bisogna che l'anima spoglia (dei beni questa terra) e sola arrivi a quel passaggio pericoloso. Nel percorrere questa vita terrena vogliate metter da parte l'odio e l'inimicizia, passioni contrarie alla vita tranquilla; e quel tempo che si spende per far male a qualcuno si impieghi invece in qualche azione migliore, di opere o d'intelletto, in qualche impresa lodevole, in qualche attività onorevole: così si sta bene quaggiù sulla terra e si spalanca a noi la via del cielo.

Canzone, io ti raccomando che tu esponga amabilmente il tuo argomento, dal momento che devi presentarti da gente orgogliosa; e gli animi sono pieni di un'abitudine pessima e antica, nemica sempre della verità, Tenterai la tua fortuna tra pochi dall'animo grande ai quali piace il bene. Di' loro: chi mi protegge? Io vado gridando: – Pace, pace, pace.

EXPLICIT La fine di ...

Il gattopardo

di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

(Palermo 1896-1957)

… Pochi minuti dopo quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l’immondezzaio visitava ogni giorno: durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell’aria un quadrupede dai lunghi baffi e l’anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.

Galleria degli Artisti

La Crusca per l'Italia

Una storica istituzione a tutela della lingua italiana, impegnata ancora oggi nelle nuove frontiere dell’evoluzione linguistica, è l’Accademia della Crusca, che ha sede a Firenze nella Villa Medicea di Castello. Il sito web (www.accademiadellacrusca.it) è un portale interamente dedicato alla lingua ... - LEGGI TUTTO

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