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INCIPIT L'inizio di ...

Tristano

di Thomas Mann

(Germania 1875-1955)

Eccoci qui, al sanatorio “La Quiete”! Col suo lungo fabbricato principale e le ali contigue, si stende, bianco e rettilineo, in mezzo all’ampio giardino, che assai piacevolmente adornano grotte, pergolati e chioschetti rivestiti di corteggia d’albero; mentre dietro i tetti d’ardesia si ergono, imponenti, verso il cielo i monti verdi d’abeti e digradanti in piacevoli dirupi.

Ancora il dottor Leander dirige lo stabilimento: barba nera biforcuta, dura e riccia come il crine di cavallo di cui s’imbottiscono i mobili; lenti grosse, scintillanti; aspetto di uomo che la scienza ha raggelato, indurito e riempito di un calmo e indulgente pessimismo…

«Non avrò più fame»

Il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere dopo la guerra fu Via col vento. Molte si identificarono in una scena: Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, e siccome non mangia da giorni strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida: «Giuro che non ... - LEGGI TUTTO

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In questo momento di particolare attenzione alla politica in Italia, il ricordo di personalità come Camillo Benso di Cavour e di quanti hanno lasciato un’orma indelebile nella storia e nella cultura della nazione può diventare memoria e stimolo per una leale partecipazione individuale e sociale. “Una delle intelligenze più vive del suo tempo, morì più povero di quando era entrato in politica, primo ministro senza stipendio e con un appartamento di rappresentanza che non usava, preferiva invitare gli ospiti per pranzo a proprie spese. Una figura complessa paradossalmente troppo moderna per ...

essere sentita vicina dall’Italia di oggi”.

 

Il 6 giugno 1861, all’età di 51 anni, moriva Camillo Benso di Cavour, il più grande statista dell’Unità d’Italia. Poco prima di morire aveva ricevuto dal parroco, padre Giacomo da Poirino, un francescano suo vecchio amico, il sacramento dell’estrema unzione (oggi chiamato “Unzione degli infermi”) che il sacerdote non avrebbe dovuto amministrargli perché scomunicato. Chiamandolo per confessarsi, Cavour aveva detto: «Voglio che si sappia, voglio che il buon popolo di Torino sappia ch’io muoio da buon cristiano». Ma non sconfessò né fece ritrattazioni sulla netta separazione tra Chiesa e Stato.

Cavour, moralmente parlando, non era certamente un “santo”, anche per le sue passioni sentimentali che lo avevano legato da giovane ad Anna Giustiniani, patriota genovese, maritata, morta suicida per non poter continuare la relazione con Cavour. In seguito, nella maturità, stabilì una relazione con Bianca Berta Sovierzy, ballerina magiara, maritata Ronzani, con la quale Cavour ebbe un fitto carteggio, tanto che nel 1894 ne fu posta in vendita una serie di 24 lettere, acquistate dal suo segretario, Costantino Nigna e bruciate. Era evidente che le lettere avrebbero offuscato la fama di Cavour, grande statista. Tuttavia, anche oggi, si possono leggere le lettere di Cavour a Bianca Ronzani, pubblicate dalle edizioni Archinto, con prefazione di Lucio Villari, dal titolo “Amami e credimi”.

Purtroppo, l’assoluzione dai peccati in punto di morte data a Cavour, considerato da Pio IX acerrimo nemico, fu per il povero prete una grandissima disgrazia. Chiamato subito dal papa e dal segretario di Stato per riferire sugli ultimi istanti di Cavour e per sapere se avesse ritrattato, gli fu imposto di scriverne una dettagliata relazione. Dopo averla letta, Pio IX prese i fogli e glieli riconsegnò dicendo che erano buoni solo “per avviluppare i salami” (Lorenzo Greco, “Il confessore di Cavour”).

Convocato dal Sant’Uffizio, il tribunale dell’Inquisizione, il prete fu punito con la “sospensione a divinis”. Era la vendetta, per interposta persona, nei confronti del grande statista, artefice dell’Unità d’Italia che pochi mesi prima, il 27 marzo 1861, dieci giorni dopo la proclamazione dell’Unità, nel discorso programmatico aveva detto: «Noi riteniamo che l’indipendenza del Pontefice, la sua dignità e l’indipendenza della Chiesa possano tutelarsi mercé la proclamazione del principio di libertà applicato lealmente, largamente, ai rapporti della società civile colla religiosa. Quando questa libertà della Chiesa sia stabilita, l’indipendenza del papato sarà su terreno ben più solido che non lo sia al presente. Né solo la sua indipendenza verrà meglio assicurata ma la sua autorità diverrà più efficace, poiché non sarà più vincolata dai molteplici Concordati, da tutti quei patti che erano e sono una necessità finché il Pontefice riunisce nelle sue mani, oltre alla potestà spirituale, l’autorità temporale».

Cavour aveva previsto che la Libertà sarebbe stata la migliore arma di difesa della Chiesa. Non fu ascoltato. Come non fu ascoltato quando parlò di Libertà per risolvere i problemi del Sud Italia: «Io governerò i meridionali con la libertà e mostrerò ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le province più ricche d’Italia. No, niente stato d’assedio: ve lo raccomando», racconta Giordano Bruno Guerri, in “Il sangue del Sud”.

Dopo quasi due secoli le parole di Cavour restano sulla carta. Da allora, sulla scena politica italiana, statisti capaci di realizzarle, non se ne sono visti. «Non è facile amare Cavour. Aristocratico, cosmopolita… una delle intelligenze più vive del tempo; morto più povero di quando era entrato in politica, primo ministro senza stipendio e con un appartamento di rappresentanza che non usava, preferendo invitare gli ospiti per pranzo a proprie spese… La sua figura è troppo complessa, paradossalmente troppo moderna per essere sentita vicina dall’Italia di oggi», scrive Aldo Cazzullo, nel libro “Viva l’Italia”. (Mario Setta)

EXPLICIT La fine di ...

Il gattopardo

di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

(Palermo 1896-1957)

… Pochi minuti dopo quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l’immondezzaio visitava ogni giorno: durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell’aria un quadrupede dai lunghi baffi e l’anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.

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La Crusca per l'Italia

Una storica istituzione a tutela della lingua italiana, impegnata ancora oggi nelle nuove frontiere dell’evoluzione linguistica, è l’Accademia della Crusca, che ha sede a Firenze nella Villa Medicea di Castello. Il sito web (www.accademiadellacrusca.it) è un portale interamente dedicato alla lingua ... - LEGGI TUTTO

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