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INCIPIT L'inizio di ...

La regina delle tenebre

di Grazia Deledda

(Nuoro 1871-1936)

A venticinque anni, bella, ricca, fidanzata, senza aver mai provato un dolore veramente grande, un giorno Maria Magda si sentì improvvisamente il cuore nero e vuoto.
Fu come il principio d’un malore fisico, che andò di giorno in giorno aumentando, allargandosi, spandendosi.
Ella era felice in casa sua, e un’altra felicità l’aspettava. Ma per raggiungere la nuova felicità, doveva abbandonare l’antica, e le sembrava che allora il rimpianto della famiglia lontana, della dolce casa paterna, della libertà perduta, della patria abbandonata, le avrebbero dato una indicibile nostalgia, avvelenandole la nuova felicità…

«Non avrò più fame»

Il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere dopo la guerra fu Via col vento. Molte si identificarono in una scena: Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, e siccome non mangia da giorni strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida: «Giuro che non ... - LEGGI TUTTO

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Echi dell’Italia di oggi nella canzone All’Italia scritta da Giacomo Leo- pardi e vena- ta da spunti polemici con- tro il presente inerte, corrotto e incapace di azioni generose e lungimiranti. Un presente segnato dallo sguardo alle truppe italiane negli eserciti di Napoleone, che rievoca gli antichi eroi greci delle Termopili e di Salamina, che respinsero i Persiani.

Composta nel settembre 1818, la poesia recupera la tradizione letteraria italiana, riflette le ansie del Romanticismo, esprime un forte senso patriottico e la nostalgia per la grandezza del passato.

Il poeta recanatese richiama ai valori della propria terra ...

ed esprime la necessità di liberarsi dalla dominazione straniera. La decadenza politica e morale dell’Italia è per Leopardi un aspetto della decadenza di tutta l’epoca moderna e alimenta le riflessioni sul pessimismo storico.

I temi sono quelli della guerra come strumento di reazione alla situazione di schiavitù e il timore che non fa reagire alla dominazione straniera. Il timore e la mancata reazione espressi  con una metafora che percorre l’intera canzone: l’Italia è paragonata a una donna diventata schiava che non reagisce alle violenze subite. Scorrono intanto riferimenti a fatti storici, particolarmente alle guerre che hanno permesso ai popoli di riottenere la loro libertà. Il linguaggio è aulico, solenne, nel solco della tradizione classicista, con influenze di Alfieri e Foscolo. (A.F.)

 © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

ALL’ITALIA

O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l'erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo

non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme
nuda la fronte e nudo il petto mostri,
Oimè quante ferite,
che lívidor, che sangue! oh qual ti veggio,
Formosissima donna! Io chiedo al cielo

e al mondo: dite dite;
chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
che di catene ha carche ambe le braccia,
sì che sparte le chiome e senza velo
siede in terra negletta e sconsolata,
nascondendo la faccia
tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
le genti a vincer nata
e nella fausta sorte e nella ria.


Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
mai non potrebbe il pianto
adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
che, rimembrando il tuo passato vanto,
non dica: già fu grande, or non è quella?
Perché, perché? dov'è la forza antica,
dove l'armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
o qual tanta possanza,
valse a spogliarti il manto e l'auree bende?
Come cadesti o quando
da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo
combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
agl'italici petti il sangue mio.


Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi
e di carri e di voci e di timballi
in estranie contrade
pugnano i tuoi figliuoli.
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
un fluttuar di fanti e di cavalli,
e fumo e polve, e luccicar di spade
come tra nebbia lampi.
Né ti conforti? e i tremebondi lumi
piegar non soffri al dubitoso evento?
A che pugna in quei campi
l'itala gioventude? O numi, o numi:
pugnan per altra terra itali acciari.
Oh misero colui che in guerra è spento,
non per li patrii lidi e per la pia
consorte e i figli cari,

ma da nemici altrui
per altra gente, e non può dir morendo:
alma terra natia,
la vita che mi desti ecco ti rendo.


Oh venturose e care e benedette
l'antiche età, che a morte
per la patria correan le genti a squadre;
e voi sempre onorate e gloriose,
o tessaliche strette,
dove la Persia e il fato assai men forte
fu di poch'alme franche e generose!
Io credo che le piante e i sassi e l'onda
e le montagne vostre al passeggere
con indistinta voce
narrin siccome tutta quella sponda
coprir le invitte schiere
de' corpi ch'alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
Serse per l'Ellesponto si fuggia,
fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
e sul colle d'Antela, ove morendo
si sottrasse da morte il santo stuolo,
Simonide salia,
Guardando l'etra e la marina e il suolo.

E di lacrime sparso ambe le guance,
e il petto ansante, e vacillante il piede,
toglieasi in man la lira:
beatissimi voi,
ch'offriste il petto alle nemiche lance
per amor di costei ch'al Sol vi diede;
voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
Nell'armi e ne' perigli
qual tanto amor le giovanette menti,
qual nell'acerbo fato amor vi trasse?
Come sì lieta, o figli,
l'ora estrema vi parve, onde ridenti
correste al passo lacrimoso e duro?
Parea ch'a danza e non a morte andasse
ciascun de' vostri, o a splendido convito:
ma v'attendea lo scuro
tartaro, e l'onda morta;
né le spose vi foro o i figli accanto
quando su l'aspro lito
senza baci moriste e senza pianto.


Ma non senza de' Persi orrida pena
ed immortale angoscia.
Come lion di tori entro una mandra
or salta a quello in tergo e sì gli scava
con le zanne la schiena,
or questo fianco addenta or quella coscia;
tal fra le Perse torme infuriava
l'ira de' greci petti e la virtute.
Ve' cavalli supini e cavalieri;
vedi intralciare ai vinti
la fuga i carri e le tende cadute,
e correr fra' primieri
pallido e scapigliato esso tiranno;
ve' come infusi e tinti
del barbarico sangue i greci eroi,
cagione ai Persi d'infinito affanno,
a poco a poco vinti dalle piaghe,
l'un sopra l'altro cade. Oh viva, oh viva:
beatissimi voi
mentre nel mondo si favelli o scriva.


Prima divelte, in mar precipitando,
spente nell'imo strideran le stelle,
che la memoria e il vostro
amor trascorra o scemi.
La vostra tomba è un'ara; e qua mostrando
verran le madri ai parvoli le belle
orme dei vostro sangue. Ecco io mi prostro,
o benedetti, al suolo,
e bacio questi sassi e queste zolle,
che fien lodate e chiare eternamente
dall'uno all'altro polo.
Deh foss'io pur con voi qui sotto, e molle
fosse del sangue mio quest'alma terra.
Che se il fato è diverso, e non consente
ch'io per la Grecia i moribondi lumi
chiuda prostrato in guerra,
così la vereconda
fama del vostro vate appo i futuri
possa, volendo i numi,
tanto durar quanto la vostra duri.

 

EXPLICIT La fine di ...

La luna è tramontata

di John Steinbeck

(Stati Uniti 1902-1968)

… Orden si mise a ridere, d’un riso lieve:

«Questo, me lo sono ricordato. Non m’era sfuggito, questo».

Posi una mano sul braccio di Prackle, e il sottotenente si ritrasse da lui.

E Winter annuì lentamente:

«Sì, te ne sei ricordato. Il debito sarà pagato».

La Crusca per l'Italia

Una storica istituzione a tutela della lingua italiana, impegnata ancora oggi nelle nuove frontiere dell’evoluzione linguistica, è l’Accademia della Crusca, che ha sede a Firenze nella Villa Medicea di Castello. Il sito web (www.accademiadellacrusca.it) è un portale interamente dedicato alla lingua ... - LEGGI TUTTO

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