L’allarme degli scienziati e il vasto movimento suscitato dall’iniziativa di Greta Thunberg cominciano a portare a prime decisioni, ma il cammino è lungo e il coinvolgimento deve essere globale, non solo simbolicamente. Cina e India, con quasi metà della popolazione mondiale, sono lontanissime dagli standard necessari per la salvaguardia del Pianeta; gli Stati Uniti con Trump si sono sfilati anche dagli insufficienti impegni di Parigi, ma anche nella nostra Europa ci sono forti resistenze, come la determinazione della Polonia per la difesa dei combustibili fossili.
Sempre più diffusa, però, è la ...
consapevolezza che non c’è tempo da perdere per invertire i cambiamenti climatici e l’Europa si sta muovendo. La Germania ha annunciato una vera rivoluzione verde, con l’investimento di 100 miliardi entro il 2030, e anche l’Italia ha in cantiere molti interventi con il Recovery plan. Il piano 'green' del governo guidato tedesco prevede, tra l'altro, biglietti aerei più cari, aumento di benzina e diesel, addio al carbone. La strategia del governo tedesco include anche misure per ridurre le emissioni di gas serra nell'edilizia, in agricoltura, nell'industria e nei trasporti, e punta ad accentuare lo sviluppo della produzione di energia pulita (solare, eolica o biomassa), la cui quota nella produzione di elettricità nazionale dovrà salire al 65% nel 2030. Per le emissioni di CO2, l’obiettivo della Germania è di ridurle del 55% entro il 2030.
L’Unione Europea è impegnata a ridurre drasticamente le sue emissioni di gas serra, incoraggiando nel contempo gli altri stati a fare altrettanto. I primi obiettivi sono: ridurre del 20% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990; portare al 20% la quota delle energie rinnovabili nel consumo totale di energia; aumentare almeno del 27% l'efficienza energetica. Per il 2030 l’Europa punta a ridurre almeno del 55% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990; portare almeno al 27% la quota delle energie rinnovabili nel consumo totale di energia; aumentare almeno del 27% l'efficienza energetica. L’obiettivo a lungo termine, ossia entro il 2050, è ridurre le proprie emissioni in misura sostanziale, giungendo all’80-95% rispetto ai livelli del 1990 nell'ambito degli sforzi complessivi richiesti dai paesi sviluppati. Trasformare l’Europa in un’economia ad elevata efficienza energetica e a basse emissioni di carbonio stimolerà anche l’economia, creerà posti di lavoro e rafforzerà la competitività dell’Europa.
Per combattere i cambiamenti climatici l’Unione Europea punta anche a una combinazione di normative e misure di sostegno finanziario. I paesi della UE sono tenuti a promuovere le fonti energetiche rinnovabili, come l'eolico, il solare e la biomassa, per raggiungere gli obiettivi delle quote di energia verde. Devono inoltre ridurre il consumo energetico dei loro edifici, mentre le industrie hanno l'obbligo di migliorare l'efficienza energetica di una vasta gamma di apparecchi ed elettrodomestici. I produttori di automobili devono ridurre le emissioni di CO2 prodotte dai nuovi modelli di auto e furgoni. La Commissione europea esorta tutti i paesi membri a mettere a punto strategie di adattamento, con misure tenenti a ridurre il consumo di acqua, adeguare le norme nel campo dell'edilizia, costruire sistemi di difesa dalle alluvioni, sviluppare colture che resistono di più in condizioni di siccità.