Lo Zibibbo di Pantelleria è stato riconosciuto come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dall’Unesco, che per la prima volta ha inserito nella prestigiosa lista una pratica agricola. Le viti ad alberello delle colline dell’isola siciliana che digradano verso il mare sono state riconosciute come valore universale da tutti i 161 Paesi membri della Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, riuniti a Parigi.
Il riconoscimento internazionale dello Zibibbo di Pantelleria conferma l'impegno strategico dell’Italia per valorizzare a livello mondiale le ...
nostre produzioni tipiche e i nostri paesaggi rurali tradizionali. A livello internazionale rappresenta una svolta, poiché finalmente anche i valori connessi all'agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli. L'Unesco, infatti, nell'iscrivere la pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, ha riconosciuto come questo elemento, oltre a svolgere una significativa funzione economica, essendo le uve ricavate da questi vigneti materia prima per la vinificazione del pregiato Zibibbo di Pantelleria, assolva ad una importante funzione sociale, essendo un elemento identitario che rappresenta la cultura e la storia degli isolani».
Lo Zibibbo, a volte chiamato anche Moscato di Pantelleria o Moscato d’Alessandria, è il nome sia del vitigno che del vino dolce che si ottiene dall’uva passita. La sua origine è antichissima e risalirebbe all’antico Egitto, da dove i Fenici l’avrebbero introdotto a Pantelleria. La crescita della pianta ad alberello è agevolata dalla particolare coltivazione che richiede una buca profonda una ventina di centimetri per agevolare la raccolta della scarsa acqua del luogo intorno al tronco. L’uva ha acini piuttosto grossi con buccia spessa di colore verde tendente al giallo e se ne ricava anche un vino secco Zibibbo.
Lo Zibibbo di Pantelleria è stato il sesto Patrimonio culturale immateriale italiano riconosciuto dall’Unesco. In precedenza erano stati dichiarati Patrimonio immateriale dell’umanità il Canto a tenore sardo (2008), l’Opera dei pupi siciliani (2008), la Dieta mediterranea (2010), i Saperi e il saper fare liutario della tradizione cremonese (2012) , le Celebrazioni delle grandi macchine a spalla (2013), i Paesaggi vitivinicoli delle Langhe Roero e Monferrato (2014). (Anna Ferrero)
Elementi italiani riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio culturale immateriale
2008 - Opera dei Pupi siciliani
2008 - Canto a tenore sardo
2012 - Saper fare liutario di Cremona
2013 - Dieta mediterranea, elemento “transnazionale” (comprendente, oltre all’Italia anche Cipro, Croazia, Grecia, Marocco, Spagna e Portogallo)
2013 - Feste delle Grandi Macchine a Spalla (la Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo)
2014 - Vite ad alberello di Pantelleria
2016 - Falconeria elemento transnazionale (comprendente, oltre all'Italia, anche Emirati Arabi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Kazakhistan, Repubblica di Corea, Mongolia, Marocco, Pakistan, Portogallo, Qatar Arabia saudita, Spagna, Repubblica Araba Siriana)
2017 - Arte dei pizzaioli napoletani
2018 - L'Arte dei muretti a secco, elemento "transnazionale" (comprendente, oltre all'Italia, Croazia, Cipro, Francia, Slovenia, Spagna e Svizzera)