Cultura e legalità sono necessarie per dare una svolta al declino e aprire nuovi orizzonti a un’Italia dalle grandi tradizioni finita negli ultimi decenni in inquietanti incertezze. Le prelungate crisi accentuano la decadenza alimentando, in un circolo vizioso, pessimismo e disimpegno. Una svolta è possibile se tornano in primo piano i valori della cultura e della legalità. Non è raro che prendano il sopravvento e si affermino sulla scena pubblica “furbi” e incompetenti promossi da improvvisati opinionisti che definiscono categoricamente il bene e il male, propongono legittime ma discutibili ...
opinioni personali come verità assolute. Crescono gli esperti della chiacchiera e della banalità, il linguaggio greve e volgare spacciato come disinibizione e modernità, la rissa e la sopraffazione nei talk-show, la lite continua, la caccia a dossier e a ombre del passato per squalificare gli avversari.
E intanto solo timidi spiragli sembrano aprirsi per la cultura diventata una cenerentola con investimenti ridotti al lumicino, per il patrimonio artistico che perde visitatori o cade a pezzi, per le bellezze naturalistiche su cui continuano ad allungarsi le ombre della criminalità con insospettabili complicità.
L’affermazione della legalità passa anche per una lotta decisa all’evasione fiscale. Quasi tutte le stime parlano di evasione che si aggirerebbe intorno ai 130 miliardi di euro: una montagna di denaro che, con un recupero anche parziale ma significativo, risolverebbe innumerevoli problemi e potrebbe dare una svolta decisa allo sviluppo. E poi c’è la lotta alla corruzione che, sempre secondo stime, potrebbe portare a introiti per altri 60 miliardi di euro. E’ evidente che, proprio perché si tratta di fenomeni sommersi, le cifre relative all’evasione fiscale e alla corruzione sono solo indicative, ma nessuno può negare che il giro di somme sottratte alla collettività è colossale. Senza parlare delle concorrenza spietata che penalizza le aziende oneste e favorisce imprenditori senza scrupoli.
Economisti attenti ma inascoltati propongono rimedi semplici semplici, osteggiati o ignorati per interessi diretti o calcoli elettorali. Non sembra proprio un contributo alla lotta all’evasione lla strenua difesa dell’utilizzo del contante, mentre occorrerebbe puntare sulla moneta elettronica, sulle carte di credito, sui movimenti in denaro tracciabili per favorire la legalità. La realtà nazionale racconta di troppe attività che dichiarano redditi da fame e di dipendenti che guadagnano meno dei datori di lavoro, e troppo facilmente si prendono di mira i servitori dello Stato che combattono evasione e corruzione o si punta il dito contro le inefficienze pubbliche per giustificare l’illegalità.
La pressione fiscale è elevata ed è urgente abbassare le tasse, ma non si deve dimenticare il messaggio della campagna di comunicazione istituzionale contro gli evasori fiscali, definiti “parassiti della società”: «Chi vive a spese degli altri danneggia tutti. Battere l'evasione è tuo interesse». Una minore pressione fiscale favorirebbe la riduzione dell’evasione, ma occorre ricostruire una cultura della legalità, condividere e diffondere l’idea che evasori e corruttori non sono furbi ma semplicemente ladri. Occorre certo un fisco più equo e attento alle situazioni reali e alla disperazione di chi non ce la fa, occorre capire che c’è anche una evasione di sopravvivenza per la quale servono interventi mirati, ma occorre anche isolare chi si aggrappa alle inefficienze dello Stato per giustificare comportamenti illegali e promuovere battaglie populistiche che in definitiva danneggiano pesantemente gli onesti. Il fisco sta compiendo molti passi per presentarsi con un volto davvero amichevole, a volte i metodi possono apparire discutibili, ma da qui a considerarlo un nemico ce ne corre: chi non ha nulla da nascondere nulla ha da temere.
Cultura e legalità possono invertire la rotta del declino e aprire nuovi orizzonti al futuro. Per una società più equa, oltre a sostenere la legalità, occorre sviluppare una cultura della legalità, a partire dalla famiglia e dalla scuola. I valori della tolleranza, della cooperazione, della critica per costruire non per distruggere, dell’attenzione per chi avanza a fatica o rimane indietro, insieme a progetti concreti e a lungimiranti sogni, dovrebbero venare le giornate dei nostri ragazzi. Troppo esile è l’educazione al fair-play e al gusto del bello, dell’arte e della cultura: ma questa è un’altra storia, in gran parte ancora da scrivere. (Anna Ferrero)
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