La lirica del poeta genovese Eugenio Montale (1896-1981), Premio Nobel per la letteratura, fa parte del poemetto Mediterraneo, composto nel 1924 e collocato al centro della raccolta Ossi di seppia, quasi come una sezione a sé stante. Le poesie di Mediterraneo ruotano attorno al rapporto col mare, allegoria della condizione esistenziale dell’uomo.
Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.
Come allora oggi la tua presenza impietro,
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m’hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e svuotarsi cosi d’ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.