poeta inglese (1788-1824)
Bella, selvaggia e affascinante era considerata l’Italia dai poeti inglesi della seconda generazione romantica (Byron, ...
Shelley, Keats). Una terra sprigionante pathos in ogni angolo, nel solco dell’immaginario collettivo anglosassone che considera il Bel Paese luogo di forti passioni, emozioni pure, sensazioni coinvolgenti, terra di corruzione e di libertinismo, violenze assurde e oscuri intrighi. Byron, Shelley, Keats soggiornarono a lungo in Italia e in Italia morirono.
HO RAGGIUNTO LE ALPI
Ho raggiunto le Alpi: l’anima dentro
di me ardeva,
Italia, mia Italia, al tuo nome.
E quando fuori dai monti il mio cuore è uscito
e ho visto la terra per la quale la mia vita aveva bramato,
ho riso come chi ha vinto un grande premio:
ed ho ammirato le meraviglie della tua fama...
ho osservato il giorno, finché ferite di fiamme
il turchese cielo splendente d’oro fecero.
I pini ondeggiavano come onde sui capelli di una donna,
e negli orti ogni serpeggiante spruzzo
si rompeva in fiocchi di schiuma fiorita:
ma quando seppi che lontano a Roma
nei vincoli del male un secondo Pietro stava,
piansi nel vedere una così meravigliosa terra.
(da Pellegrinaggio del Giovane Harold, traduzione di Corinzia Monforte)
PERCY BYSSHE SHELLEY
poeta inglese (1792-1822)
Strettissimo il legame di Shelley con l’Italia, che ha ispirato anche le riflessioni estetiche e politiche del poeta inglese. L’esperienza italiana, con il fascino del paesaggio, dell’arte, della storia e della cultura, influenzò la produzione poetica più matura di Shelley.
ALL’ITALIA
Come l’alba con la notte,
come il vento del nord con le nuvole,
come la violenta fuga del terremoto
interrompe le solitudini montane,
eterna Italia,
siano per te quelle
speranze e quei timori.
(traduzione di Lilla Maria Crisafulli)
MIHALY BABITS
poeta ungherese (1883-1941)
Fra gli scrittori ungheresi del Novecento si diffuse una vera e propria “italiamania”, un “sentimento d’amore” per l’Italia che portò il poeta Mihály Babits ad asserire di avere due patrie, l’Ungheria e, appunto, l’Italia. Jenö Péterfy, Dazsö Kosztolàni, Kàrol Torma, Artùr Elek erano profondamente innamorati dell’Italia e, appena avevano momenti liberi, scappavano a Venezia, a Firenze, soprattutto a Roma. Un pellegrinaggio intellettuale e sentimentale per vivere nel Paese dei loro sogni, tra le bellezze della natura e dell’arte, tra i ricordi del passato.
ITALIA
Italia! M’avvincono le tue città dove nei vicoli
Brulica una ricca gioia paesana.
Come le vene azzurre fervono quei vicoli:
pur se abbandonati sono nobili e regali.
M’attraggono i tuoi archi e i tuoi palazzi
del passato splendore: portici, colonne,
le piazze luminose che ci danno
le vertigini: e le scure
tortuose scale delle torri.
Ma non più azzurro è il tuo cielo né sono
le tue colline e del mio cielo
oltre Danubio, delle mie
lontananti regioni iridescenti.
Né un cuore italiano può aver tormento
Di tanti ricordi nelle piazze vetuste,
sotto l’antico suo cielo, di me quando erro
per la tua terra, patria mia triste.
(a cura di Felice d’Adamo)